
«La cortina d’o Sorice era una farragine scarrupata di case ancora più miserabile del resto di Nofi. Era antichissima con palazzi al massimo di un piano e mezzo, costruiti orizzontalmente con la stessa mentalità delle case di cartone di un presepe, come e dove capitavano. Poteva accadere di trovarsi di fronte una casa-scatola isolata circondata di erbe e fango solidificato o incontrare gruppi di altre case-scatola messe l’una sull’altra a casaccio, con porte che, spalancate e tenute col ferro filato, non chiudevano e tetti in parte di calce e in parte di lamiera; spiazzi che all’improvviso diventavano tanto stretti che due creature non potevano passarvi a braccetto […] Ma anche in questo sfacelo costruttivo spuntavano qua e là minuscoli balconcini con vasi di gerani, aruta e resedà o minuscoli alberelli di aranci o di nespoli e manderini.